La O.N.A. (Organizational Network Analysis) affonda le proprie origini nel campo della sociologia e, più precisamente, nella S.N.A. (Social Network Analysis). Con “Analisi delle reti sociali” intendiamo una serie di studi che hanno l’obiettivo di analizzare la struttura e le caratteristiche di comunità o gruppi sociali tramite diversi indicatori che descrivono la struttura generale e le proprietà dei singoli attori che ne fanno parte. L’applicazione dell’analisi delle reti sociali nelle organizzazioni ci permette di passare da un piano “sociale” ad un piano “organizzativo” studiando ruoli, gruppi e attori, declinati in ambito aziendale.
La nascita della S.N.A. ha origine dal contributo di diversi filoni che si sono intrecciati apportando miglioramenti nello strutturare questo tipo di analisi: gli analisti sociometrici, i ricercatori di Harvard e gli antropologi di Manchester.
Gli analisti sociometrici
Questo movimento prende le mosse dalla teoria della Gestaldt di Kohler, un movimento nato agli inizi del XX secolo in Germania e che ha contribuito a sviluppare teorie in merito all’apprendimento, alla memoria, al pensiero e anche all’ambito della psicologia sociale. Proprio in merito alla psicologia sociale, questo movimento afferma che gli schemi concettuali degli individui sono determinati dalla società e, in particolare, influenzati dalle organizzazioni di gruppo e dal clima sociale. I due protagonisti di questa corrente sono Kurt Lewin e Jacob Moreno, entrambi fuggitivi dalla Germania nazista e diretti verso gli Stati Uniti per proseguire gli studi di carattere sociale. Gli studi di Moreno ebbero come incipit iniziale lo studio delle possibilità d’impiego dei metodi psicoterapeutici per scoprire la natura delle scelte di amicizia.
La principale innovazione di Moreno, però, fu la scoperta e presentazione del “sociogramma”, lo strumento principale per la rappresentazione dei rapporti sociali. Prima di Moreno, infatti, erano state solamente create delle “trame di connessioni” ma non si era mai arrivati a rappresentare una rete tramite un diagramma analitico. Da questo momento, infatti, ai ricercatori è consentito rappresentare gli attori come punti e le relazioni come linee andando facilmente a identificare leader, individui isolati e catene di connessione.
Il contributo teorico più importante introdotto nella psicologia sociale da Lewin, invece, è riconducibile alla sua teoria di campo, secondo cui “il comportamento di un gruppo dev’essere visto come determinato dal campo di forze sociali in cui il gruppo stesso è collocato”. Secondo questa teoria, inoltre, l’ambiente percepito dal gruppo ha un certo valore sociale in quanto costituito dalle esperienze e dalle percezioni del gruppo stesso con il quale c’è una continua interdipendenza. Partendo da questa teoria, Cartwright, insieme al matematico Hanary, aprì la strada per l’applicazione della teoria dei grafi alle dinamiche di gruppo.
Ricercatori di Harvard: anni ‘30
Sempre negli anni ’30 ma a distanza di molti chilometri dagli Stati Uniti e, più precisamente ad Harvard, Elton Mayo e Lloyd Warner iniziano una serie di programmi di ricerca che sono stati determinanti per l’analisi delle reti sociali. In particolare, mi riferisco agli studi condotti alla centrale elettrica Heawthorne da Mayo nei quali, a seguito di lamentele per assenteismo e turnover, era intervenuto per studiare l’origine del problema. Si accorse che, modificando le condizioni fisiche del lavoro, c’erano stati miglioramenti nei diversi reparti dell’azienda, anche in quelli, però, in cui non vi era stata apportata alcuna modifica lavorativa.
Mayo concluse, dunque, che i risultati ottenuti erano dovuti alla semplice partecipazione dei dipendenti agli esperimenti, alla considerazione che veniva data loro da parte dell’azienda e al loro sentirsi gruppo e squadra in grado di auto motivarsi al lavoro. Mayo porta così all’attenzione, tramite dei sociogrammi indipendenti dagli studi di Moreno, l’esistenza di gruppi informali interni alle organizzazioni e l’importanza nella gestione e considerazione adeguata di questi per il raggiungimento di obiettivi sia individuali che aziendali.
L’apporto teorico più evidente proposto da questa corrente riguarda proprio la considerazione e lo studio di questi gruppi informali, chiamati successivamente “clique”, e definiti da Warner “associazioni informali di persone fra le quali esiste un certo grado di sentimento di gruppo e di intimità e nelle quali vigono talune norme del comportamento stabilite dal gruppo”. Da questo momento in poi, dunque, è impossibile studiare solamente le organizzazioni da un punto di vista formale ed è necessario completare il quadro generale con le rispettive “clique informali”.
Gli antropologi di Manchester
Un’ulteriore svolta all’analisi delle reti sociali viene apportata dagli antropologi della scuola di Manchester che, anziché evidenziare l’integrazione e la coesione nelle reti, pone l’accento sui conflitti e sui cambiamenti. In particolare, Max Gluckman sottolinea quanto sia importante il ruolo svolto dal potere e dal conflitto nel mantenimento e nel cambiamento della struttura delle reti sociali.
Possiamo osservare, dunque, quanto questo filone abbia unito le tecniche formali dell’analisi delle reti sociali con i concetti sociologici. Fu Clyde Mitchell a raggiungere l’apice di questa “trasformazione” applicando la matematica della teoria dei grafi a quanto sostenuto da Gluckman, riformulando così le proprie idee e dandogli un taglio strettamente sociologico. L’applicazione di quanto descritto si realizza nello studio delle reti interpersonali o reti parziali (ego network) che per gli studiosi di Manchester devono avere massima rilevanza e che intendono valutare la reciprocità, l’intensità e la durata delle relazioni di ogni singolo individuo.
Ricercatori di Harvard: anni ’60
Intorno agli anni ’60, infine, tornò in auge la scuola di Harvard, grazie ad una serie importante di saggi di Harrison White che diedero un’accelerata alle analisi fino ad allora svolte. In particolare, vi furono due grosse innovazioni a scuotere i ricercatori del tempo: lo sviluppo di modelli algebrici dei gruppi che si fondavano sulla teoria degli insiemi per rappresentare parentela e altre forme di relazione e lo sviluppo dello scaling dimensionale. La prima scoperta fu molto importante perché permise, grazie ad una riconsiderazione delle teorie matematiche, la rappresentazione del concetto di “ruolo” nelle reti sociali. La seconda introduzione, lo scaling multidimensionale, fu altrettanto determinante perché, soprattutto da un punto di vista grafico, permise di tradurre le relazioni in distanze sociali e di rappresentarle graficamente
I risultati ottenuti furono celebrati anche da un articolo di Granovetter del 1973 che sancì l’analisi delle reti come metodo al punto da spingere la sua applicazione anche all’interno di corporazioni e aziende, dando realtà a quella che oggi chiamiamo Organizational Network Analysis (O.N.A.).